venerdì 10 maggio 2024

Riattivare L’assessorato Alle Marine Di Lecce: Una Priorità Per Il Benessere Comunale. Intervento dell'Avv. Francesca Conte

 Nel corso della recente campagna elettorale a Lecce, la candidata sindaco Adriana Poli Bortone ha sollevato una questione di estrema rilevanza per la comunità locale: la necessità di riaprire l’Assessorato alle Marine. Questo organo, attivo durante il suo precedente mandato amministrativo tra il 1998 e il 2007, è stato gradualmente assorbito in altre competenze nel corso degli anni successivi. Tuttavia, secondo Poli Bortone, il reinserimento di tale assessorato è cruciale per affrontare le specifiche problematiche che affliggono le zone costiere del comune. Le marine leccesi, tra cui San Cataldo, Torre Rinalda, Spiaggiabella e Torre Chianca, costituiscono un patrimonio naturale e turistico di inestimabile valore. Tuttavia, negli ultimi anni, diversi problemi hanno richiesto un intervento mirato.

Durante le ispezioni condotte dalla candidata sindaco, sono emerse numerose criticità legate principalmente alla carenza di servizi nelle marine, con segnalazioni di mancanza anche dei servizi essenziali. Un’altra questione fondamentale riguarda il divieto di disinfestazione per zanzare e altri insetti nelle vicinanze del Parco di Rauccio.

Tale divieto, finalizzato alla preservazione dell’ecosistema dell’area protetta, ha causato considerevoli disagi alla popolazione locale, esposta a fastidi e rischi per la salute. L’Assessorato alle Marine potrebbe essere il punto focale per individuare soluzioni efficaci a questa problematica, bilanciando la tutela dell’ambiente con le esigenze della comunità. La riattivazione dell’Assessorato alle Marine non solo consentirebbe di concentrare l’attenzione su queste specifiche problematiche, ma rappresenterebbe anche un canale diretto di partecipazione per i cittadini che vivono, lavorano o trascorrono le loro vacanze nelle marine leccesi.

È importante sottolineare che in passato, quando l’assessorato era operativo, vi era una maggiore attenzione e sensibilità verso le esigenze delle comunità costiere. Tuttavia, per rendere concreta questa proposta, è necessario un impegno deciso da parte delle istituzioni locali. L’Assessorato alle Marine dovrebbe essere dotato delle risorse e dell’autonomia necessarie per affrontare le sfide attuali e future legate alla gestione delle aree costiere. Inoltre, è essenziale promuovere una cultura della partecipazione attiva, coinvolgendo la popolazione locale nella definizione delle strategie e delle azioni da intraprendere.



martedì 7 maggio 2024

Cantieri aperti a Lecce: riflessioni di una candidata preoccupata Intervento dell’Avvocato Francesca Conte

 Lecce, gioiello barocco pugliese, si presenta oggi ai suoi abitanti come un'enorme cantiere a cielo aperto. Un'immagine caotica e sconcertante che, lungi dall'essere un semplice inconveniente estetico, solleva interrogativi e preoccupazioni profonde.

Un labirinto di cantieri

Mentre il centro storico, per ora, sembra essere miracolosamente immune all'invasione dei cantieri, il resto della città vive in uno stato di perenne disorganizzazione. Cantieri che sorgono e spariscono senza preavviso, segnaletica carente o addirittura assente, transenne che appaiono e scompaiono come per magia: una giungla urbana che genera disorientamento, nervosismo e un traffico caotico. I cittadini, esasperati, si interrogano: perché così tanti cantieri aperti contemporaneamente? Perché i lavori iniziano e poi si interrompono senza apparente motivo?

Piste ciclabili: un'idea nobile con impatti discutibili

Le piste ciclabili, nate con l'intento nobile di promuovere la mobilità sostenibile, si inseriscono in questo scenario come un ulteriore elemento di disagio. Se da un lato rappresentano un passo verso una città più ecocompatibile, dall'altro creano notevoli problemi per chi non può o non vuole utilizzare la bicicletta. I marciapiedi minuscoli che le delimitano, ad esempio, ostacolano il passaggio pedonale e, in caso di emergenza, potrebbero addirittura impedire il transito di mezzi di soccorso.

Una città a misura d'uomo? Forse no.

L'idea di una "città a misura d'uomo" evocata da alcuni suona come una beffa di fronte a queste criticità. I cittadini, esasperati dal caos e dalla mancanza di informazioni, si sentono vittime di un sistema che li ignora e li penalizza. L'esasperazione rischia di sfociare in gesti di rabbia e inciviltà, alimentando un clima di tensione e malessere generale.

Esigenza di pianificazione e trasparenza

È impellente un cambio di rotta. Serve una pianificazione attenta e coordinata dei lavori, con una comunicazione chiara e tempestiva ai cittadini. Bisogna garantire la sicurezza e la fruibilità delle strade, sia per chi si muove a piedi che per chi utilizza i mezzi di trasporto. Le piste ciclabili, seppur lodevoli, devono essere realizzate in modo da non penalizzare le altre forme di mobilità.

Lecce, con il suo fascino senza tempo, merita di essere vissuta in maniera serena e vivibile. I cantieri, seppur necessari, non possono rappresentare un ostacolo insormontabile. È necessario un dialogo costruttivo tra istituzioni e cittadini per trovare soluzioni concrete che ridiano a Lecce il suo volto armonioso e vivibile. La pazienza dei cittadini è stata messa a dura prova, ma è giunto il momento di agire per restituire loro una città a misura d'uomo, non di stress e insoddisfazione.

 


venerdì 5 aprile 2024

L'anatra zoppa potrebbe sedersi ancora una volta nel Consiglio Comunale di Lecce. Intervento di Francesco Buja*

Animali puntualmente in transito sulle vie delle elezioni comunali leccesi. Le puntuali, insopprimibili pecore richiamate dal pifferaio di turno e due tipi di altri quadrupedi, questi altri rievocati dall’abbondanza di carneadi in bella mostra nelle liste dei candidati. Su cotanta fauna si addensa, ancora timidamente, l’ombra dell’anatra zoppa, simpatico essere morente già amaramente noto sia ai sinistri che ai fintidestri. Accadde infatti che nel 2018, in forza della decisione del Consiglio di Stato, il sindaco Carlo Salvemini, esponente del centrosinistra, trovò, nell’assemblea consiliare, una maggioranza di centrodestra. L’anatra zoppa, appunto. Oggi il simpatico uccello potrebbe sedersi  nuovamente nel Consiglio comunale leccese. Ma lo scenario si mostrerebbe a parti invertite. La candidata del centrodestra, infatti, Adriana Poli Bortone, potrebbe sedurre l’elettorato come ai bei tempi della vittoria su Salvemini senior e di quella quasi plebiscitaria del 2002 e quindi ottenere più voti personali rispetto al rivale, ma le liste dell’attuale primo cittadino potrebbero rivelarsi più redditizie di quelle che portano acqua alla senatrice. Sicché la storica missina si ritroverebbe a dover guidare il capoluogo salentino davanti a una maggioranza di consiglieri a lei avversi. Alla chiamata alle urne infatti il fronte salveminiano sarà sorretto ancora dal trasformista Delli Noci, già decisivo untore di consenso. Dunque il fascino di Lady Adriana contro le liste pro Salvemini, del menzionato untore già unto da Emiliano, e contro il Movimento 5 stelle, che non sapendo più stupire ha scelto il ruolo di ancella del sindaco uscente. Chissà se, zoppicando l’anatra, poi Delli Noci sarà nuovamente folgorato sulla via del potere e, ci sia consentito un po’ di colore in questa valle di buoni propositi, deciderà di tornare all’ovile del centrodestra per salvare l’amica e a suo tempo mentore Adriana.


*Francesco Buja, giornalista leccese, collaboratore del Nuovo Quotidiano di Puglia, cura e conduce la provocatoria rubrica "Sentinelle del mattino" su Radio Portalecce, emittente della diocesi del capoluogo salentino. Già redattore del Paese Nuovo e de Il Corsivo, nonché direttore del settimanale La Lupa e del quotidiano on line Lo Scorretto, dirige il periodico sportivo Il Giallorosso. Pianista compositore, scrittore di poesie, non frequenta politici.



martedì 5 marzo 2024

PAOLO PAGLIARO: LA MIA ATTIVITÀ POLITICA FRUTTO DELL’AMORE PER IL MIO SALENTO

 La passione e l’amore per la mia terra animano ogni mia azione. Ho deciso di impegnarmi in politica perché ho sentito il bisogno di dare il mio contributo in maniera sostanziale e continua, e di entrare nel vivo dei problemi del Salento.

Ho scelto la strada del civismo, quello vero, il civismo di centrodestra, il civismo che non nasce e muore in una tornata elettorale ma che investe tempo ed energie per la gente, per il territorio, ed è sempre dalla parte dei cittadini.
Ho risposto presente quando i militanti del Movimento Regione Salento di cui sono presidente, mi hanno chiesto di candidarmi come Consigliere regionale. Sostenuto da quasi 10mila consensi sono diventato Consigliere regionale come presidente del gruppo consiliare La Puglia Domani.
In questi tre anni e mezzo da Consigliere regionale sono stato il pungolo del Governo Emiliano: ho lavorato evidenziando criticità e problemi, sempre con piglio deciso ma propositivo, indicando soluzioni.
Sono sceso in campo per i grandi temi del mio territorio: dall’alta velocità fino alla battaglia contro l’eolico offshore al largo della costa più bella d’Italia che abbraccia il Canale d’Otranto, e poi il completamento della metropolitana di superficie, il potenziamento dell’Aeroporto del Salento, il completamento e la messa in sicurezza delle Statali 275 e 274, il raddoppio da 2 a 4 corsie della statale 7/ter Bradanico-Salentina da Lecce a Taranto, il dragaggio e consolidamento della darsena di San Cataldo a Lecce, il potenziamento del trasporto su ferro e gomma, e poi ancora le battaglie per servizi sanitari efficienti, ospedalieri e territoriali. Ho iniziato un tour di ispezioni nelle strutture della Asl di Lecce, portandone gli esiti all’attenzione della Commissione Sanità del Consiglio regionale: un’audizione dopo ogni ispezione. Al termine di questo tour ispettivo scriveremo un libro bianco dove evidenzieremo tutto.
Oltre che negli ospedali, sono andato ovunque la gente mi abbia chiamato, dalle case popolari ai mercati. E così ho denunciato ogni disservizio, ogni spreco, sempre con spirito costruttivo, prospettando e sollecitando soluzioni. 
Sono molto fiero delle leggi che ho studiato e redatto e che sono state approvate dal Consiglio regionale: per il fermo pesca dei ricci di mare; per l’istituzione della Fondazione Tito Schipa; per la valorizzazione del legno degli ulivi colpiti da xylella.
E molte altre sono in via di discussione. Numerose, e sempre a difesa del Salento, anche le mie mozioni approvate all’unanimità.

Qui di seguito l’elenco completo delle mie mozioni e delle mie proposte di legge approvate.


ELENCO MOZIONI APPROVATE
• Realizzazione alta velocità ferroviaria fino a Lecce (approvata il 23 marzo 2021)
• Candidatura a fondi PNC per la realizzazione alta velocità ferroviaria fino a Lecce (approvata il 14 settembre 2021)
• Completamento S.S. 7-ter Bradanico-Salentina (approvata il 5 luglio 2022)
• Attivazione Centro residenziale per il trattamento dei DCA nel Dipartimento di salute mentale dell’ASL Lecce (approvata il 5 luglio 2022)
• Cittadella di Oria, avvio procedimento dichiarazione di interesse eccezionale, ai sensi degli articoli 14 e 104 del d.lgs. 42/2004 (approvata l’8 febbraio 2022)
• Ammodernamento e messa in sicurezza S.S. 274 Salentina Meridionale Gallipoli - S. Maria di Leuca (approvata il 6 luglio 2022)
• Dialisi per turisti su tutto il territorio dell’ASL Lecce (approvata il 13 luglio 2022)
• Dotazione Robot da Vinci nelle strutture sanitarie pubbliche delle ASL di Lecce, Brindisi e Taranto (approvata il 6 luglio 2022)
• Potenziamento del personale in servizio presso l'Ufficio anagrafe assistiti di Lecce (approvata il 17 gennaio 2023)
• Esecuzione prioritaria per la metropolitana leggera di superficie del Salento (approvata il 6 luglio 2022)
• Esproprio porzioni in abbandono delle mura di Acaya (approvata il 5 aprile 2022)
• Riconoscimento grotte preistoriche salentine patrimonio mondiale dell'umanità UNESCO (approvata il 15 novembre 2022)


ELENCO PDL APPROVATE

•  ISTITUZIONE FONDAZIONE TITO SCHIPA (N. 253 – approvata il 26-07-2022)
•  VALORIZZAZIONE LEGNO D'ULIVO (N. 218 – approvata il 30-01-2024)
•   FERMO PESCA RICCI DI MARE (N. 591 – approvata il 28-3-2023)


PDL DA DISCUTERE

•  QUORUM FUSIONI DI COMUNI (N. 165 – presentata il 22-04-2021)
•  FONDO FIGLI VITTIME DEL LAVORO (N. 288 – presentata il 04-10-2021) 
• VALORIZZAZIONE PENSIERO E OPERE COSIMO DE GIORGI (N. 429 – presentata il 24-2-2022)
•   PROMOZIONE MOTOTURISMO (N. 780 – presentata il 26-04-2023)
•   PROGETTO VIGILE DI QUARTIERE (N. 986 – presentata il 01-12-2023)
•   DISICPLINA E VALORIZZAZIONE IDE.CO (N. 1014 – presentata l’11-01.2024) 
•   MISURE SOSTEGNO EDICOLE (N. 1017 – presentata il 06-02.2024)

(INTERVENTO DI PAOLO PAGLIARO - CONSIGLIERE REGIONALE PUGLIA)



lunedì 26 febbraio 2024

QUANDO LA POLITICA È VITTIMA DELL’AUTOREFERENZIALITA’ E DELLE AMBIZIONI PERSONALI / INTERVENTO DI MANFREDI DE PASCALIS

 Sì, credo proprio che queste siano le parole giuste per descrivere il quadro politico leccese alla vigilia della campagna elettorale per le amministrative di giugno e ciò interessa, purtroppo, tutti gli schieramenti in campo.

Incominciamo dal Centrodestra. Questo non ha ancora trovato il candidato sindaco unitario - ovviamente lo troveranno perché non potrebbero mai rinunciare al potere – ma intanto le tre forze politiche che lo compongono si stanno scontrando su tre figure ipotetiche. La prima è un ex sindaca che alla veneranda età di ottanta anni crede ancora di essere l’unica soluzione per una città come Lecce. Probabilmente ritiene che oltre le sue non ci siano altre esperienze e competenze adeguate non solo dall’altra sponda ma anche nel suo stesso campo. Ancorata al suo passato dimostra ancora tanta passione per la “poltrona”. Il secondo è anche lui un ex parlamentare che dopo un periodo di distacco… “…a volte ritornano”. Il terzo è in palese conflitto di interessi ma ovviamente per lui non è un problema stante il fulgido esempio fornito da un ben più illustre predecessore che tanto male ha fatto all’Italia e che “scese in campo” per difendere le proprie aziende e fu supportato magnificamente da giornali e televisioni di sua proprietà.

Nel Centrosinistra la situazione non è molto differente. C’è un sindaco che nel corso del suo mandato ha via via dilapidato buona parte del grande consenso ricevuto nelle precedenti elezioni. Con la sua supponenza e scarsa empatia, con il suo decisionismo e scarsa propensione al confronto e al dialogo, ha saputo disperdere quel credito di cui disponeva. Non contento di tutto ciò non ha ritenuto opportuno fare con semplicità e oculatezza un passo indietro rischiando in questo modo di oscurare anche le “cose buone” già fatte. Basti pensare che una buona scelta quale la realizzazione delle piste ciclabili è diventata quasi un boomerang dal punto di vista del consenso. A fronte di tanta autoreferenzialità il partito di maggioranza relativa del Centrosinistra non è stato in grado di assumere una posizione autonoma diventando succube dei diktat altrui e si è per giunta prestato a delle elezioni “primarie” ridicole e farlocche, poco partecipate e financo controproducenti. Ma queste primarie sono state possibili grazie anche al desiderio di visibilità di un’altra forza politica dello stesso schieramento che ha creduto in questo modo di raccogliere un certo dissenso che potrebbe tornargli utile nel corso delle elezioni di giugno. Senza questa complicità le “primarie” non si sarebbero potute svolgere con buona pace dei costruttori della possibile futura débâcle elettorale.

Anche la seconda forza politica del Campo progressista ha rinunciato colpevolmente a svolgere un proprio protagonismo che sarebbe potuto risultare benefico per la città e per lo stesso schieramento. Anziché inaugurare un nuovo percorso virtuoso per l’elaborazione di un programma condiviso, per l’aggregazione di tutte le voci del dissenso e per la composizione di una coalizione alternativa con un candidato sindaco autorevole e stimato da tutti, ha preferito rinchiudersi nel proprio recinto rincorrendo le ambizioni personali di taluni. E in questi comportamenti c’è la risposta alla grande differenza che si registra tra l’esito delle elezioni nazionali e di quelle locali. Finché non si sarà in grado di preparare una classe dirigente adeguata si continuerà a pagare il prezzo di queste logiche prepolitiche e autoreferenziali.

Per ultimo ci sono poi i piccoli partiti della sinistra radicale che continuano a preferire la sterile testimonianza politica senza riuscire ad incidere minimamente sulla trasformazione della società ed oggi assistiamo anche al sacrifico di un professionista medico stimabile che viene immolato sull’altare del velleitarismo dei negazionisti novax.


sabato 27 gennaio 2024

I Leccesi non sono più quelli - Intervento del Direttore di Leccecronaca.it Giuseppe Puppo

Fu per pochi secondi, una decima di anni fa, ma la scena durò abbastanza tanto da rimanere impressa nella mia mente in un frame indelebile.  Ero in macchina, lato passeggero, con una mia amica che stava per ripartire, su viale De Pietro, seguendo la fila che si era mossa nel traffico, quando all’improvviso avanzò un giovane, forse un uomo, comunque un uomo giovane, che attraversò di prepotenza in mezzo alla strada proprio davanti a noi. La mia amica ovviamente frenò, lui le regalò un sorriso. A tutto tondo. Le fece pure un saluto, che non era nemmeno un gesto di scusa, ma di strafottenza ulteriore. Era vestito tutto elegante, a modo suo, pantaloni stretti e camicia gonfia, e prima di allontanarsi, rischiando di essere investito dalle auto che venivano dal senso opposto, ci fece ancora un gesto di allegro commiato, e un ultimo sorriso.

Io, da allora non ho più visto un Leccese, intendo così, tipico, con quel volto intenso, segnato e scavato in espressioni particolari, con quell’espressione perennemente in bilico fra eleganza e cafonaggine, con quegli atteggiamenti in un guazzabuglio pressoché inestricabile di menefreghismo e gentilezza, e con quel “core presciatu” che batte forte, sempre.

Giovani così, uomini così, me li ricordavo solamente fra quelli che vedevo in giro quando io ero ragazzo, mezzo secolo fa.

Un po’ li invidiavo, per le loro capacità comunicative; un po’ volevo imitarli, almeno nei successi sociali che riscuotevano, comunque, almeno ognuno nel proprio ‘giro’; un po’ avevo da imparare da loro, quanto a fascino, sicurezza, spavalderia, brillantezza, capacità comunicative.

Li ho cercati per mezzo secolo, e non li ho più trovati.

Tranne l’eccezione di cui ho appena detto.

***

 

 

Io, ringrazio l'editore Stefano Donno dell'invito a intervenire su questo blog sul tema  Lecce e dintorni, ma dirò cose terribili. Se no, che cosa mi avete invitato a fare?

***

I Leccesi non sono più quelli.

***

Una sera di settembre sono uscito a guardare le ragazze. Sono andato in centro città, per le strade della movida, a cercare  – per il gusto di vederla solamente, eh?!? Non fate troppi pettegolezzi – una che mi piacesse. Come mi piacevano in tantissime ai tempi del liceo e dell’Università. Quei corpi pieni, ma sinuosi, quelle forme marcate, quanto attraenti, ognuna con il suo stile, comunque fosse vestita, quei profumi di lontano, quei retaggi di antichi Messapi e Bizantini acquisiti, quegli occhi neri e il sapor mediorientale, in quei pomeriggi di “posa” in via Trinchese di allora.

Niente. Ne avessi trovata una che mi colpisse. Ho visto giovani donne, signore e signorine, che sembravano replicanti delle partecipanti ai programmi televisivi di Maria De Filippi; caricature di Chiara Ferragni; volti rifatti e strafatti standard, tipo Olgettine.

La metà di loro, erano vestite allo stesso modo: abitino corto, nero, o minigonna nera, e stivaletti pesanti ai piedi.

Tornato a casa, prima di andare a dormire, ho acceso la tv, per le ultime notizie dei tg della notte. Quasi subito è uscito un servizio filmato da New York, una manifestazione dalle parti di Central Park assai frequentata.

La metà delle donne, signore e signorine, riprese in quei minuti, erano vestite allo stesso modo: abitino corto, nero, o minigonna nera, e stivaletti pesanti ai piedi.

***

Poi, uomini e donne leccesi, parlano ormai tutti allo stesso modo: quell’italiano televisivo senza identità. Non scandiscono, non declamano, non sanno più porgere, alla leccese, le frasi, come avveniva fino a qualche decennio fa, si sta perdendo quella capacità di atteggiarsi, anche nel parlare, che avevano allora. Un lessico famigliare/territoriale che sta scomparendo. Resiste al massimo la zeta dolce. I termini dialettali, sostituiti dal vocabolario mutuato dall’inglese internazionale.

***

Ora, non voglio fare sociologia all’acqua di ciclamini e politica alla maionese. Di Pier Paolo Pasolini ce n’è già stato uno e rimarrà ineguagliabile. Ma voglio mettere qualche puntino sulle u, voglio testimoniare l’avvenuto compimento della lucida profezia che a metà degli anni Settanta l’impareggiabile polemista articolò in alcuni dei suoi ultimi scritti: la modificazione antropologica degli Italiani.

Certo, un fenomeno che riguarda più o meno tante zone d’ Italia, ma che in nessun’ altra è riuscito meglio – ahimè, volevo dire peggio – che a Lecce città.

La mutazione antropologica è avvenuta su un duplice versante, chiaramente visibile però da entrambi: la trasformazione sociale è una convergenza parallela a quella somatica.

E’ avvenuta una involuzione di cui hanno dettato tempi e modi la globalizzazione, la speculazione finanziaria, l’affarismo, il consumismo esasperato, lo sfruttamento delle multinazionali, la devastazione del territorio con i veleni della chimica, degli scarichi industriali, dei rifiuti tossici, con la gran quantità di malattie, fisiche e mentali, che hanno provocato,

Io, questa involuzione regressiva omologante, la vedo nella fisiognomica dei volti, nella postura dei corpi, nella standardizzazione degli atteggiamenti.

Così come la vedo allo stesso modo nelle idee livellate; nelle coscienze manipolate; nel conformismo sostanziale di adesione, sia, politicamente parlando, nel centro sinistra, sia nel centro destra, in un partito unico dominante che accomuna tutti e due gli schieramenti; in un mainstream dalle cinquanta sfumature di grigio e dalle centocinquanta sfumature di squallore.

***

Il ceto medio a Lecce non esiste più. Rimane qualche salotto buono e qualche loggia massonica, dove si pigliano le decisioni di pochi, pochissimi, a nome e per conto di tutti.

Non esistono più i valori del ceto medio positivi, quelli di decoro, arte, ingegno, originalità, che si trasmettevano per osmosi naturale – o era l’inverso? comunque questo era – a quelli popolari.

Lo scalpellino, l’artigiano della cartapesta o del ferro battuto, il rappresentante di commercio, il professore, l’esercente, hanno perso grinta, inventiva e aggressività.

La mobilità sociale, garantita dalla scuola statale, è scomparsa.

Il turismo, è stata un’occasione sostanzialmente perduta, risoltasi in speculazioni edilizie e commerciali, a vantaggio di una parte residuale della popolazione, mentre avrebbe dovuto essere un’occasione per tutti quanti, se solo ci fosse stato un modello di distribuzione originale capace di abbracciare ogni settore sociale. Quel modello poteva e doveva essere il turismo culturale, sotto l’egida delle vestigia messapiche e romane, e di personalità quali Tito Schipa e Carmelo Bene.

Ma che farci? Se nel frattempo è sopravvenuta per questo e per il resto intero la Černobyl culturale prodotta dalle televisioni, cioè dai falsi bisogni indotti e dai modelli distorti veicolati, e dalla Fukushima sociale prodotta dai telefonini, dalle cosiddette app e dai social.

Allo stesso modo, i contadini hanno dovuto trascurare il lavoro nei campi, schiacciati dalle nuove logiche commerciali imposte, quelle sopraffattrici della grande distribuzione e dell’Unione Europea; quelle dei veleni e dei rifiuti, che hanno provocato il nostro triste record che deteniamo qui nel Salento, in assoluto, della desertificazione del territorio.

Ci teniamo però come fossero preziose, mentre sono mortifere a tal punto da intaccare i feti dei nascituri nei grembi materni, le ceneri di Cerano, le particelle dell’Ilva, gli impianti di Cavallino, le trivelle nei due mari, le discariche di Burgesi e di chissà quante altre schifezze di cui nemmeno siamo a conoscenza, i gasdotti, e gli elettrodotti e gli impianti eolici in mare che stanno per arrivare.

***

Questi modelli imposti da un potere sostanzialmente immutato negli ultimi decenni chiamano indistintamente ad adeguarsi, tutti e subito.

Pena l’esclusione, l’emarginazione, l’abbandono.

Nelle facce dei contadini di Frigole, dove da bambino mi portavano i miei genitori, a prendere le uova fresche, l’olio buono, le verdure, io vedevo la felicità.

Quella stessa felicità che vedevo nei volti dei miei coetanei mentre giocavamo con le palline o con le figurine, addentato beati una rosetta con la mortadella.

La nostra droga erano una Canadese e un calzone, quando potevamo permetterceli.

Adesso la droga a Lecce dilaga, anche fra i ragazzini delle Scuole Medie e rovina tantissimi giovani e le loro famiglie. 

Adesso, a Lecce io vedo solo volti senza Identità, senza Appartenenza, senza Comunità, senza afflati ideali, senza generosità, senza speranza, giorno dopo giorno morire lentamente fra invidia, egoismo, ansia, paura, pressappochismo, onanistico individualismo e miseria intellettuale, in una città globalizzata, problematica, anonima, ipocrita, indifferente, disperata e disperante. 

(Intervento del Direttore di Leccecronaca.it Dott. Giuseppe Puppo)



lunedì 22 gennaio 2024

Povera Lecce mia. Non ti riconosco più! Intervento della Senatrice Adriana Poli Bortone

 Povera Lecce mia. Non ti riconosco più. Traffico impazzito, strade ristrette da invadenti (quanto attualmente inutili) piste ciclabili, paletti dappertutto, panettoni di plastica bianco e rossi a delimitare zone importanti della città, marciapiedi dissestati, basolato sconnesso, erbacce dappertutto. E tanto senso di tristezza in giro, una tristezza e una assenza di gusto accentuatasi in periodo natalizio, quando il confronto fra Lecce e Ostuni, Fasano, Locorotondo, Alberobello (per rimanere in Puglia) è stato impietoso. Ma io sono di parte! Ed essendo di parte noto solo i difetti. e peggio ancora, sono stata Sindaco.! E l’amarcord, per quanto tenti di scacciarlo, tende sempre ad occupare la mia mente. E  rivedo il  piano urban ( miracolosamente recuperato dopo l’esclusione dei finanziamenti ) con le sue 52 botteghe artigiane che animavano di cultura e tradizione il centro storico; a palazzo Torrisi dedicato agli immigrati col loro sportello informativo e la biblioteca multiculturale;  ai Teatini vocati alla valorizzazione dell’artigianato locale (ed oggi ridotti ad ufficio comunale!); Ad itinerario Rosa che partendo dal conservatorio di Sant’Anna occupava spazi fisici e temporali per mesi valorizzando la creatività femminile; alle tangenziali, oggetto di contenzioso per anni, che avevano tanto snellito il traffico in città ed oggi sono in parte ricettacolo di rifiuti;  alla rassegna “Mediterranea“ che occupava l’intera estate spettacoli per tutti i gusti e tutte le età; agli incontri culturali al castello (e non solo)  che videro la presenza di Luttwark, di Galli della Loggia, dei ministri dell’ambiente di tutto il mondo; ai dipinti generosamente donati da Ercole Pignatelli oggi “cacciato “dalle stanze del castello Carlo V; ai bambini “sceriffi ecologici “così preziosi nel rilevare comportamenti scorretti degli adulti; alla villa comunale restituita alla città nella sua dignitosa e preziosa fruizione, oggi priva di guardania e abbandonata all’inerzia, alla devastazione dei servizi ed  all’occupazione abusiva degli immobili.  E potrei andare avanti a ripercorrere quei nove anni così intensi  , ricchi  di emozioni, di contatti continui con la gente. Gli anni più belli della mia vita politica.  Mi sentivo utile alla città per la quale avevo anche fatto una legge speciale per il barocco leccese: 500.000 € annuali per 15 anni!  Ma dopo il recupero di Sant’ Irene, di Palazzo Vernazza, di San Cataldo, dell’attuale Must (già convento delle Clarisse ) la legge rimase inattiva con grave perdita per la città!. Già, ma io sono di parte! E per tentare di non esserlo ricordo anche il filobus, con i suoi fili, così devastante per l’estetica della città! Quel filobus che oggi si invita ad usare, perché il mezzo pubblico deve sostituire l’uso delle macchine  !. Ma guarda!!! Sono occorsi vent’anni per farlo capire! E poi   quei fili quanto ha carenza di estetica se la contendono molto con i panettoni e bianco e rossi di plastica, le piste ciclabili con i loro cordoli, l’erbacce  marciapiedi e strade dissestate! Eppure quella Lecce con i fili del filobus ebbe l’onore di avere la presenza di diversi ministri e personalità e di ben due Presidenti della Repubblica.! E adesso che sugli orribili fili non si potrà più fare polemica quale sarà il mantra della prossima campagna elettorale? Vedremo! Io sono di parte e della mia parte non mi allontano! (Sen. Adriana Poli Bortone)

martedì 8 agosto 2023

Psicopatologia ed etichette: la visibilità effimera degli eco-ansiosi in assenza di prospettive Eliana Forcignanò

Erano i non troppo lontani anni Novanta, quando James Hillman, filosofo e padre della psicologia archetipica, estendeva il concetto di Anima mundi al discorso ecologico e alla cura dei luoghi. Ispirata dalla filosofia di Plotino, l’Anima del mondo – per come Hillman la reinterpreta – è quell’afflato divino che riconnette in un destino comune tutti gli elementi e gli abitanti del cosmo, rammentandone la matrice unica: il Tutto. Se un anello della catena soffre, il dolore si comunica agli altri anelli e il Tutto altro non è che la moderna astrazione dell’arché primordiale ricercata dai fisici ionici agli albori della filosofia. Sono evidenti anche le assonanze con le filosofie orientali, tanto per continuare a nobilitare la cacofonica etichetta di «ecoansia», rintracciando antichi ascendenti. Nell’immediato presente, analisi tematiche e metanalisi hanno tentato di fornire una definizione operativa del nuovo costrutto adottato dalla psicopatologia. È sembrato di rintracciare il sintomo principale dell’ecoansia nella condizione di angoscia e distress legata all’inquinamento, al cambiamento climatico, al consumo smodato di risorse naturali e non solo. Un’angoscia pervasiva orientata al prossimo futuro, sovente accompagnata da debolezza fisica e attacchi di panico: i più colpiti apparterrebbero a una fascia di popolazione occidentale compresa tra i 18 e i 35 anni d’età. Fin qui lo stato della questione, con la chiosa di Crepet che parla di «fenomeno indotto», riconoscendo nell’isteria che affetta alcune esternazioni dei più giovani in televisione l’introiezione attualizzata di paure e sensi di colpa che affliggono gli adulti e sono assorbite dalle presenti generazioni con un’amplificazione superiore alla tolleranza di un verecondo orecchio da psichiatra.

La verità sta nel mezzo? E quale verità? Se non quella che scaturisce dalla co-costruzione di narrative e visioni contestuali e dalla semiosi affettiva che induce da ambo le parti una reazione di pancia. Tra diniego e fobia, esiste la capacità di una riflessione più accurata attraverso la lente della psicologia e dell’ermeneutica? In primo luogo, sembra difficile trascurare la funzione di detonatore e amplificatore esercitata dai social media. In un’epoca in cui la ricerca spasmodica di modelli di identificazione e la diffusione dell’identità coesiste in maniera ambivalente con il desiderio di essere visti in quanto unici e originali, una buona via per il raggiungimento di entrambi gli obiettivi sembra essere offerta da queste nuove sindromi che si diffondono a macchia d’olio: dall’ecoansia agli assalti alla grammatica in nome dello scardinamento del sistema binario, per intenderci. La fobia per il clima è un modo di trovare voce, dando voce alla madre Terra, ma è anche una moda sufficientemente nuova, attraverso la quale io mi assicuro lo sguardo dell’altro e, illuminata da queste luci della ribalta, getto in faccia a un nemico generico e allo sguardo dei decisori politici, debitamente contrito per la circostanza, un malessere tanto generico quanto il mio nemico. Poi la ricerca si occuperà di rendere operativo il costrutto, ma forse non di riflettere sul buon uso del rasoio di Ockham: entia non sunt multiplicanda praeter necessarium. Fuori dai denti: le etichette, talvolta, sono così ridicole da apparire inutili o, forse, il contrario. Forse, simbolizziamo attraverso l’ecoansia l’angoscia per la palese assenza di prospettive che affligge il nostro tempo, ma nemmeno ci diamo l’opportunità di immaginarle queste prospettive. Giovanni Stanghellini scrive a proposito del fobico che la sua hybris consiste nel prendere per vero soltanto ciò che proviene dalla propria cenestesi, evitando e negando il sentire dell’altro. Il testo si chiama Selfie, pensate un po’: «“Va dove ti porta il cuore” è un incitamento affascinante, ma preso alla lettera nasconde una sproporzione – una hybris – imprudente e limitante al tempo stesso: l’accento sul “mio” mette fuori gioco l’“altrui”» (Stangellini, 2020, p. 59). Così l’attivista lascia lo studio, senza ascoltare l’intervento di Prestininzi e Giorgia travolge con il suo pianto Picchetto Fratin che dubita non si sa bene di cosa e ricorda un dovere non meglio specificato. Ma tra pareri esperti, commozione e ambigui doveri, come non ricordare che in sé i dati sono sempre filtrati attraverso letture soggettive a loro volta influenzate e plasmate dal contesto? In un’ottica socio-costruttivista (Salvatore, Cordella, 2022) si potrebbe dire che la fascia di popolazione afflitta da eco-ansia rende pertinente del cambiamento climatico la paralisi fobica: il lamento rivolto ai decisori politici insieme con il vandalismo nei principali musei delle capitali europee non sono altro che acting-out confermanti una rabbia cieca e l’impotenza diffusa. Che è anche un’impotenza appresa. Si ottiene cosa? Un ritorno di fiamma in visibilità che brucia più rapidamente del petrolio, ma prodotto zero per quanto riguarda il cambiamento invocato. Che fare, dunque? Consolare gli eco-ansiosi con parole oscure, inviarli dallo psicoterapeuta, magari con un bonus statale, confermando la lettura iper-soggettiva del fenomeno? O parlare con onestà delle complesse dinamiche socioeconomiche che impediscono la riduzione delle emissioni? O adottare la «capacità negativa» di cui parlano Bion e Keats prima di lui? Forse, era questo che tentava di adombrare confusamente il ministro. Più semplicemente si potrebbe dire: non lo so cosa accadrà domani, ma ho il dovere di impegnarmi oggi, almeno avrò fatto il possibile perché arrivi domani. 

Breve nota biografica - Eliana Forcignanò (1983) è dottore magistrale in Psicologia dell’intervento nei contesti relazionali e sociali e in Storia della Filosofia, PhD. in Scienze della mente e delle relazioni umane e ha conseguito un Master di II livello in “Gestione del disagio sociale e della microcriminalità attraverso le nuove tecnologie comunicative” presso l’Università del Salento. Dal 2013 si occupa del pensiero clinico di C.G. Jung, sul quale ha pubblicato due saggi e diversi articoli scientifici. Poiché la scrittura, quale forma d’arte e di comunicazione l’ha sempre affascinata, i suoi interessi e le sue pubblicazioni spaziano dalla poesia alla critica d’arte ed è in uscita per la rivista Psicoterapia e Scienze Umane una sua recensione a L’ombelico del sogno di V. Lingiardi, edito per i tipi di Einaudi (2023). Ha collaborato e collabora a vario titolo con testate giornalistiche locali cartacee e online.

Bibliografia essenziale 

Hickman, C. (2020).  

We need to (find a way to) talk about … 

Eco-anxiety, in Journal of Social Work Practice, 34(4), 411–424. https://doi.org/10.1080/02650533.2020.1844166

Hillman, J. (1999). Politica della bellezza. Bergamo: Moretti&Vitali.

Salvatore, S., Cordella, B. (2022). L’intervento psicologico. Bologna: Il Mulino.

Stanghellini, G. (2020) Selfie. Sentirsi nello sguardo dell’altro. Milano: Feltrinelli.

 

 

venerdì 28 luglio 2023

MUSICA & CRIMINALITA' di Antonia Depalma*

Musica contro il crimine” è il nome di un esperimento adoperato dalla città statunitense del Minnesota, Minneapolis, la quale ha deciso di “animare” le stazioni e le metropolitane con le sinfonie di Beethoven, Mozart, Bach, Handel e Strauss.

Su questo esempio, anche Londra – dal 2010 – a seguito di un progetto- pilota già sperimentato nel 2003 – adopera la trasmissione di brani di musica classica attraverso autoparlanti disposti nei luoghi in cui si era registrato sino a quel momento un alto tasso di criminalità: dopo diciotto mesi dalla data di inzio dell'esperimento i furti registrati hanno visto un abbassamento dell'incidenza di un terzo, mentre la curva delle aggressioni registrate nei confronti dello staff dei trasporti pubblici è diminuita del 37%.

Gli esperti in musicologia e psicologia hanno fornito una spiegazione al fenomeno affermando come la musica agesce nei confronti della mente umana e ne condiziona il comportamento dell'agente. I risultati incoraggianti son stati presi da esempio in molti Paesi del mondo dove, in alcuni luoghi, la criminalità risulta maggiomente concentrata: è questo il caso di alcune periferie delle città metropolitane.

La cronaca, negli anni, ha portato all'attenzione pubblica casi che hanno visto una correlazione tra alcuni sottogeneri musicali e la criminalità: è questo il caso di interesse internazionale che ha riguardato direttamente dei giovani musicisti di una band del panorama metal scandinavo, conosciuti con il nome “Lords of Chaos”.

Il movimento, denominato dal gergo giornalistico “Black Metal Mafia” o “Organizzazione criminale di Oslo” ha attirato un'attenzione dei media non indifferente: proprio al civico 56 di via Schweigaards gate a Oslo – dove attualmente si trova lo store Neseblod Records - agli inizi degli anni ’90 sorgeva “Helvete”, un negozio di dischi gestito dal leader della band Mayhem, Euronymous, che, per meglio sfruttare i metraggi dei locali commerciali decise di mettere a disposizione un’area degli stessi al fine di organizzare dei veri e propri raduni a cui partecipavano ragazzi poco più che adolescenti, con la passione per lo stesso genere musicale; questi, bene presto, divennero membri dell’ Inner Circle, un'organizzazione che agiva ai limiti della legalità e, talvolta, contra legem. Omicidi, suicidi, incendi dolosi ad antichi edifici religiosi e profanazione di luoghi legati al culto cattolico erano i reati a essi imputati: nel 1992 si contarono oltre 15.000 tombe profanate, le cui reliquie divennero arredi-trofeo di Helvete e 52 incendi dolosi ai danni delle Stavkirke – edifici destinati al culto, caratterizzate da decorazioni richiamanti temi tipicamente pagani; nel 1992, Varg Vikernest – leader della band Black Metal, Burzum e assassino di Ostein “Euronymous” Aarset, nonché inventore del gioco di ruolo “Mytic Fantasy Role-Playing Game” – diede alle fiamme la Fantoft Stavkirke, edificata nel 1150 e situata a Fortun, un villaggio di origini medievali non distante da Bergen.

Un movimento legato alla deviante subcultura giovanile farà in modo che i reati compiuti dai cosiddetti “signori del chaos” di Helvete saranno etichettati e categorizzati come “satanismo acido”.

Questi fatti diedero vita a uns vera e propria “teoria dell'etichettamento” dettata da un “luogo comune” alla quale neppure i giudici di West Memphis (Arkansas) riuscirono a sottrarsi quando lessero il verdetto di colpevolezza dei tre giovani ragazzi accusati di essere gli assassini di tre infanti scomparsi il 5 maggio 1993.

I protagonisti di questa tragica vicenda - che, oltre ogni ragionevole dubbio, non conosce ancora il nome del reale colpevole – sono Damien Echols, Jessie Misskelley Jr. e Jason Baldwin accusati dell'omicidio di tre bambini di otto anni: Christopher Byers, Stevie Branch e Michael Moore.

Questo è un caso “burattinato” dal pregiudizio verso coloro che, in quanto appassionati di musica heavy metal, furono definiti “assassini” e “socialmente pericolosi” dalla Corte che condannò Jessie Misskelley Jr. e Jason Baldwin a scontare una pena detentiva e Damian Echols alla pena di morte per l'omicidio dei bambini i cui corpi furono ritrovati senza vita in un torrente situato nel Robin Hood Parker, area poi rinominata dal gergo giornalistico, “Tana del Diavolo”.

Il caso di West Memphis fu, tuttavia, riaperto nel 2007 quando gli avvocati di Echols depositarono un memoriale per evidenziare che, sulla base degli esami del DNA, il materiale genetico recuperato dalla scena del crimine non era attribuibile ai tre detenuti; al deposito di questo materiale seguì la richiesta di habeas corpus delineante le nuove prove che portarono alla luce una diversa verità dei fatti: secondo i difensori di Echoels, le tracce rinvenute sarebbero appartenute a Terry Hobbs, patrigno di una delle tre piccole vittime che, sin dall’inizio delle indagini, risultò correlato al caso.

Il contribuito di Johnny Depp, Winona Ryder, Eddie Vedder e altre star di Hollywood – da sempre dubbiosi sul verdetto di colpevolezza a carico dei tre di West Memphis – è stato decisivo per la riapertura del caso.

“Oltre ogni ragionevole dubbio”, è il sottotitolo provacatorio al film “The Devil’s Knot”, diretto da Atom Egoyan e ispirato alla vicenda processuale dei tre ragazzi di West Memphis, attualmente liberi ma ritenuti - agli occhi della legge - ancora colpevoli allo scopo di evitare ai protagonisti di questo noto caso di cronaca, di intentare una causa giudiziale, assai onerosa, contro lo Stato.

Nei casi riportati all'attenzione si può notare come musica e devianza possano essere, talvolta, correlati tra loro.

La musica, come veicolo di messaggi “oscuri”, è stata, spesso, coinvolta in fatti di crinoca di particolare rilevanza. Di essa si è parlato sin da quando, nel 1957. il giornalista e sociologo Vance Packard - a seguito di alcuni studi condotti sulla società - pubblicò una delle sue opere maggiori: “The Hidden Persuaders”, noto in Italia con il nome “Persuasori occulti” (Einaudi Editore); in questo studio il giornalista americano metteva sotto i riflettori la pubblicità, analizzata dallo sgurado prospettico della psichiatria e delle scienze sociali. Non decorse molto tempo che, allo stesso modo, l'agente pubblicitario James Vicary rese noti i suoi studi condotti sugli avventori del cinema relativo al consumo di determinati alimenti all'interno delle sale di proiezione; le osservazioni di Vicary ed i studi sul condizionamento, a quei tempi, suscitarono rilevanti interessi per le agenzie pubblicitarie e molti furono i consulenti del settore che ne vollero seguire l'esempio. Tuttavia ciò non riguardò solo il cinema ed il mondo pubblicitario ma, questi studi avaguardisti, resero protagonista la musica: moltissimi furono i musicisti accusati di adoperare, nelle loro canzoni, messaggi subliminali che incitavano all'odio, al suicidio o alla criminalità.

Molto delicata appare la questione riguardante le frequenze d'onda percepite dall'organo sensoriale uditivo e l'immediata rielaborazione celebrale che ne deriva: a tal proposito, oggetto di studio e discussione è stata la musica quando, negli anni Novanta del secolo scorso, i membri della band metal Judas Priest sedettero al banco degli imputati con l'accusa di aver adoperato messaggi subliminali nel singolo “Better by you better than me” scritta - nella versione originale - dai Spooky Tooth e da loro rielaborata.

Nella canzone, secondo l'accusa, sarebbe stato contenuto l'imperativo “Do it” ( Fallo!), chiaro invito al suicidio; la corte, tuttavia, affermò che quel comando sarebbe stato frutto di alcune parole del testo che si sarebbero amalgamate con i suoni della melodia, prosciogliendo dall'accusa i membri dei Judas Priest.

Una sorte analoga toccò anche ai Led Zeppelin con il capolavoro famoso in tutto il mondo “Starway to Heaven”, ai Black Sabbath, ai Pink Floyd, ai Queen ed ai Beatles; su questi ultimi verteva l'accusa di aver inserito messaggi subliminali nel singolo “Revolution” pubblicato il 28 agosto 1968 e scritto dallo stesso John Lennon seppure, successivamente, sia stato attribuito a Lennon-McCartney.

Per un lungo lasso di tempo si sostenne che l'inserimento delle informazioni percepite dall'inconscio avvenisse mediante l'utilizzo del Blackmasking, registratore a nastro prodotto da Sony che permetteva l'ascolto e l'incisione invertita delle canzoni.

Per la maggior parte dei casi studiati ed analizzati è stata provata che l'illusione uditiva attribuita ai messaggi nascosti fosse causata dalla pareidolia acustica a livello subconscio.

Molti altri sottogeneri musicali vengono direttamente associati alla propaganda di messaggi che inviterebbero a trasgredire le regole socialmente e giuridicamente valide: molti sono gli studosi e  i criminogi i quali ritengono che le mafie o le associazioni a delinquere sfruttino il canale della musica per veicolare i propri codici e trasmettere dei messaggi di esclusivo stampo criminale; è questo il caso di moltissimi cantanti neomelodici coevi che, con i testi delle loro canzoni, narrano di sparatorie, vite di noti personaggi legati alla mafia, morti, droga e valori atti a un proselitismo alla criminalità.

Oltre ad alcune canzoni ascrivili al genere neomelodico vi è un sottogenere musicale attualmente in voga tra i giovani: è questo il caso della musica denominata “trap”, sottogenere dell'hip hop; esempi di devianza appaiono strettamente connessi a questo genere musicale i cu testi dei singoli, con toni di rabbia, parlano perlopiù della “vita di strada”, del disagio sociale, della droga e dei crimini.

La musica, in questi termini, trova la propria contrapposizione all'equilibrio sociale e all'accezione “divina” così com'è stata intesa dal filosofo Friedrich Nitzsche e, ancor prima, da Platone che – sulla scia del pensiero di Pitagora e Damone – riteneva che la musica dovesse mantenere sempre il proprio valore educativo.

Tuttavia, studi scientifici, autorevoli e comprovati anche dalle neuroscienze cognitive, affermano come la musica, basata su suoni acustici ondulatori aventi una certa ampiezza e frequenza - dopo aver colpito il timpano - sono in grado di suscitare un'emozione grazie al circuito dopaminergico; per tali ragioni, sfruttando le frequenze da essa prodotte sulla stimolazione delle aree del cervello adibite alle emozioni, essa può ritenersi un'arma utile a combattere il fenomeno criminale poiché ha il potere di “veicolare” gli stati d'animo dell'agente: a tal proposito, Sant'Agostino affermava che l'arte dei suoni è strettamente correlata alla scala dei sentimenti della nostra anima. * (giornalista free lance, cultrice di criminologia)

 

giovedì 27 luglio 2023

Alla ricerca della verità, o forse della menzogna! Intervento del Dott. Mirco Turco

Secondo una versione alquanto complicata e giocosa della vita, il linguaggio sarebbe stato inventato   in modo da dare la possibilità alla gente di nascondersi reciprocamente ciò che pensa veramente!

È alquanto certo, allora, che occorra molta cautela nel considerare le parole, le frasi, i discorsi di noi esseri umani, tra l’altro, senza scomodare ugualmente O. Wilde con il suo arguto suggerimento di fornire una maschera all’individuo per conoscere l’eventuale verità!

Nel grande calderone criminologico e investigativo, nonostante i progressi scientifici e tecnologici, il cyberspazio e la famigerata Artificial Intelligence, la “fonte” più importante, per fortuna o rassegnata amarezza, rimane sempre e comunque l’uomo.

Nel 1840, Moreu de Tours, usava sostanze come il protossido di sodio, il cloroformio e l'hashish, con lo scopo di “estirpare” la verità. Nel 1931, Henry House, creò il Siero della Verità, tramite una intrigante composizione chimica di scopolamina della mandragora, mescalina della peyote e barbiturici. Ancor di più recente cronaca, negli Anni '60, la CIA, nel nome del Dr. Cameron, all'interno del Progetto Mkultra (“lavaggio del cervello”) somministrò agli interrogati la conosciuta LSD, per poi giungere fino agli Anni '80, in cui veniva adoperata la MDMA (Ecstasy), utilizzata anche in psicoterapia per incrementare le capacità di autoanalisi.

Testimonianze di tecniche di interrogatorio ancora più pittoresche risalgono al 900 a.C., ma ancor prima già nel III Secolo a.C. Nel “calvario della bilancia” il presunto colpevole era posto su una bilancia prima e dopo il calvario del giudice. La persona era considerata colpevole in casi di dimagrimento dopo il calvario! Originalissimo approccio scientifico diremmo! Il metodo del “boccone di riso”, diffuso in Cina e India, consisteva nel dare un boccone di riso al sospettato. A seguito di un lungo periodo di preghiera e di suggestione, si suggeriva che una divinità avrebbe bloccato la gola del colpevole, impedendogli di deglutire. La suggestione o la paura spesso bloccavano effettivamente la deglutizione. In Europa, nel periodo dell’Inquisizione esisteva un metodo simile basato su un boccone di pane e formaggio!

Di fatto, la vera illusoria svolta nasce con il primo strumento di misura efficace per il battito cardiaco: il pulsilogium di Gallileo Gallilei del 1581. Altri strumenti per lo studio dei processi fisiologici ed emozionali furono: lo sfigmomanometro, il pletismografo di Mosso, l’idrosismografo di Lombroso, sino al poligrafo, volgarmente definito macchina della verità.

Con l’elettrogastrogramma, Hotson, nel 2005, dimostra, inoltre, che in caso di menzogna c’è una riduzione delle onde basse al livello di funzionamento dei muscoli dello stomaco. Si è cosi passati, da una ricerca della verità, ad una ricerca simil ossessiva della menzogna, così come da  convinzioni lombrosiane al Lie Detector, passando al Voice Stress Analyzer e al Sistema FACS, sino allo Scientific Content Analysis (SCAN), al Verbal Inquiry Effective Witness (VIEW) ed alla Rilevazione termica del viso.

Probabilmente, con il trascorrere impietoso del tempo, il supposto progresso e l’illusorio e nauseabondo potere delle intelligenze artificiali, è aumentato esponenzialmente il sapore narcisistico dell’animo umano. Da Edipo a Narciso esclamerebbe qualcuno! Ma forse, in tale ricerca vana della verità ad ogni costo, ci scordiamo che se la menzogna esiste, in svariate e diaboliche forme e labirintiche sfaccettature, avrà pure un suo senso o meglio, uno scopo evolutivo!

 

TURCO MIRCO

Direttore Scientifico del Forensics Group, Ideatore di Criminal Meet, è specializzato in Criminologia Applicata e in Ipnosi Clinica. Formatore e Docente per diversi enti pubblici e privati, si occupa anche di Ricerca in Ambito Psicologia e Criminologia Applicata, Benessere Organizzativo e Soft Skills, ricoprendo l’incarico di Project Manager e Game Writer. Docente a Contratto per diverse Università Italiane. Si è perfezionato in Psicologia Investigativa ed ha seguito diversi training specialistici con enti e unità governative nazionali e internazionali. È membro di diverse associazioni specialistiche e fa parte della Società Italiana di Intelligence e del Comitato Intelligence Predittiva UniCalabria. È anche Consulente e Formatore del Institute Of Business Competitive Intelligence di Bucarest. Tra le altre cose, si occupa di Sicurezza ed è Istruttore di Krav Maga. Ha scritto oltre cento articoli scientifici ed è autore di dieci libri e saggi in materia di Psicologia e Criminologia. È Direttore Editoriale di Obscura, ed. I Quaderni del Bardo.

 Info link 

www.forensicsgroup.it

www.criminalmeet.it

Facebook: mircoturcopsicologo

Instagram: @mircoturco; criminal_meet_

 

martedì 25 luglio 2023

VIOLENZA SULLE DONNE ... LEGGI INUTILI! Intervento del Dr. Antonio Russo (criminologo)

La Violenza contro le Donne è un fenomeno sociale sempre in crescita nel nostro Paese, e non tende a fermarsi. Si tratta di un fenomeno complesso e, per contrastarlo bisogna partire dal contesto culturale e sociale perché la violenza è radicata nella cultura ancora patriarcale dell’Uomo verso la Donna. I casi di violenza domestica sono in aumento, negli ultimi tre anni :

-        123 i casi di femminicidio nel 2017 in Italia

-        142 nel 2018

-        94   nel 2019

91 circa nel 2020, una donna ogni 3 giorni – 81 sono stati commessi nell’ambito familiare – all’interno della coppia proprio in relazione alle condizioni di convivenza forzata dei nuclei familiari, determinando un rischio per le donne, già esposte alla violenza perché chiuse in casa. La maggior parte di loro, non arriva a chiedere aiuto e i FEMMINICIDI continuano.

Una carneficina, una mattanza che ha nella FAMIGLIA IL SUO DRAMMATICO TEATRO.

-        103 anno 2021

-        89 anno 2022.

-        50 anno 2023 sino a luglio.

E’ l’ennesimo fallimento della legge, della stessa legge sullo Stalking,  che è entrato a far parte del nostro ordinamento con il decreto legge 23 febbraio 2009, n. 11 (convertito in Legge 23 aprile 2009, n. 38), che ha introdotto all’art. 612 bis c.p. il reato di “atti persecutori”,  con il quale si vuol far riferimento a quelle condotte persecutorie e di interferenza nella vita privata di una persona.

-  Malgrado l’introduzione delle leggi, dalla legge sullo Stalking che era nata per prevenire i reati di maltrattamenti in famiglia, violenza domestica, si è dimostrata lacunosa, lenta, burocratica, sino alla convenzione di Instabul, e al codice rosso, gli “ omicidi “ continuano e, non “ femminicidi”  come impropriamente chiamati dai mass media e, lo dicono i numeri che non mentono mai.

-   Gli omicidi continuano anche nel 2023 nel silenzio politico, dello stato e, molte denunce di vittime, molte grida cadono nel silenzio, nel vuoto e l’esempio di tutte le “donne vittime del proprio aguzzino” è stata  Clara CECCARRELLI, 70 anni, uccisa a coltellate dal suo ex compagno a Genova. Clara due settimana prima era andata a pagare il suo funerale ... “agghiacciante” la sua storia perché aveva capito che sarebbe finita male.

-        E’ bene tener presente che molte donne Non denunciano perché non hanno fiducia nello Stato, nelle Istituzioni come testimoniano le cifre succitate:

-        - molte vittime oggi, non denunciano il loro stalker, per paura o perché economicamente non sono autonome;

-        -  non hanno la sicurezza di essere protette e si chiudono nel loro mondo, nel loro "io", continuando a subire le vessazioni dello stalker;

-  lamentano labbandono da parte dello Stato, la lentezza della burocrazia italiana;

-  la mancanza di aiuto, la mancanza di "controllo" dello stalker una volta formalizzat

la denuncia;

-  lamentano, la non applica zione della legge;

-  l’incertezza delle pene.

 

La VITTIMA ABBANDONATA dallo stato, NON AIUTATA ECONOMICAMENTE raggiunge un tragico isultato che è quello drastico di trasferirsi in una casa protetta con i propri figli staccandoli dalla casa paterna: uno dei piu grandi errori della legge sullo STALKING.

-        E a tal proposito vi riporto una delle tante frasi che mi hanno colpito piu’ di tutte di una vittima di violenza domestica:

-        Quando si è vittime, si resiste sempre fino allo sfinimento fisico e intellettuale. Ci si annulla, ci si isola, ci si ammala e, sempre, ci si considera sbagliate e in torto”. La drammaticità di questa riflessione fa capire quanto sia necessario e urgente intervenire. In primo luogo culturalmente. La vittima si sente e vive in una GABBIA!

 

Il risultato sino ad oggi si fa fatica a vederlo malgrado la convenzione di Instabul

dell'11 maggio 2011 sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata in Italia nel 2013.

La convenzione di Instabul si basa su 4 P:

-        Prevenire la violenza maschile

-        Punire gli abusi

-        Proteggere le donne contro la violenza maschile.

-        Costruire Politiche integrate

 

E aggiungo TUTELA DELLA VITTIMA , aspetto fondamentale.

Anche l’introduzione il 09 agosto 2019 del codice rosso (si tratta di un provvedimento volto a rafforzare la tutela delle vittime dei reati di violenza domestica e di genere, inasprendone la repressione tramite interventi sul codice penale e sul codice di procedura penale), che mira a garantire maggiore tutela alle vittime di violenza domestica e di genere, non ha avuto l’effetto desiderato.

Anche l’ultime integrazioni del codice rosso da parte del Governo sono solo un inutile “ palliativo” , che certamente non tutela la vittima - non dimentichiamo che l’attuale Governo al parlamento europeo nel momento dell’adesione alla Convenzione di Instabul (gia ratificata all’Italia nel 2013), ha visto due gruppi parlamentari Lega e Fratelli d’Italia astenersi.

Forse nessun risultato è stato fin qui raggiunto e, lo dimostrano i numeri che sono spietati, dove il 44,6% dei casi la vittima aveva precedentemente denunciato il suo carnefice, il suo stalker, il suo "orco" senza ricevere protezione adeguata. 

 

Benché   non   esistano   ancora   dati   concreti   sulla   portata   del fenomeno, è quasi certo che il numero delle vittime di questo tipo d’intrusione violenta nella vita privata - vittime perseguitate, terrorizzate e talvolta anche aggredite fisicamente o psichicamente - è in costante aumento.

È imperativo e urgente trovare una soluzione per tutte le persone a rischio e, addirittura, per gli stalker, i quali vanno assistiti.

È un dovere premurarsi di chi, attraverso telefonate, sms, e-mail vuole dimostrare segni di affetto che, tuttavia, si trasformano in vere e proprie forme di persecuzione limitando la libertà della vittima, violando la sua privacy e giungendo perfino a spaventarla.

Ci vuole maggiore supporto alle vittime, un intervento in grado di affrontare la vera emergenza italiana, il “ VIRUS LETALE – LA VIOLENZA SULLE DONNE” che, ancora oggi, pur avendo il coraggio di denunciare non hanno fiducia nello stato e nell’istituzioni.

I bambini e le famiglie meritano maggiore attenzione e rispetto del diritto di difesa, dei diritti umani

L’obiettivo principale di questa continua battaglia e impegno sociale è sensibilizzare l’opinione pubblica, lo stato, le istituzioni e, tutti a un cambio radicale sociale e culturale, iniziando dal linguaggio in primis che dovrebbe essere meno violento. Il linguaggio, la comunicazione sono fondamentali e oggi secondo il mio modesto parere siamo noi stessi che nel dialogare, parlare creiamo le discriminazioni già dalle semplici parole come “ AVVOCATA, ASSESSORA, SINDACA” ... e, possiamo parlare di parità di genere se, poi noi stessi creiamo le disuguaglianze?!

Purtroppo ben altro bisognerà fare per tutelare le vittime di violenza di genere, “Le urla di molte vittime cadono nel silenzio”.

Il femminicidio è una realtà quotidiana che non deve passare attraverso alcun cavillo politico. Dev’essere combattuto e condannato.

Dr Antonio RUSSOSociologo, criminologo.

Cell 3395334158

Email antonio.progetto@libero.it

Info link 

https://antoniorussocriminologianews.blogspot.com/ 

 

Riattivare L’assessorato Alle Marine Di Lecce: Una Priorità Per Il Benessere Comunale. Intervento dell'Avv. Francesca Conte

  Nel corso della recente campagna elettorale a Lecce, la candidata sindaco Adriana Poli Bortone ha sollevato una questione di estrema rilev...